Renzo Destini: Infelicità

Renzo Destini: Infelicità

L’Eterna Infelicità degli Esseri Umani

La Felicità è forse l’obiettivo più ambito dalle forme intelligenti di questo universo. Una condizione di perfezione sensoriale ed emotiva, magari dovuta alla soddisfazione di ogni desiderio o all’inesistenza di desideri. L’infelicità è invece una condanna esistenziale che provoca sconforto, disperazione e volontà di annullamento.

Palizzi Filippo- pastore con cane (1850 circa)

intervention by Bacco Artolini on “Pastore con cane” Palizzi Filippo  (1850 circa)

La felicità può essere definibile come una realizzazione previamente proiettata. L’infelicità di contro è identificabile a partire da un obiettivo non raggiunto, una “carenza”; quindi la felicità è trasponibile al concetto di “noto”, in quanto scatenata dalla realizzazione di un qualcosa di predefinito, mentre l’infelicità è l’”ignoto” in quanto frutto della mancata realizzazione di qualcosa di premeditato.

Ora, per quale ragione nel nostro universo sembra prevalere l’infelicità alla felicità?

Come la materia oscura è estremamente prevalente rispetto all’ordinario, quindi il noto è estremamente irrisorio rispetto a quanto sconosciuto, ecco che l’infelicità intesa come mancata concretizzazione di una proiezione, quindi una geometria mancata, diviene prevalente nello spazio siderale.

Tutti gli Esseri Umani sono infelici: non credete a chi dice di non esserlo. L’infelicità è un elemento esistenziale imprescindibile che tocca tutti, anche se a diversi livelli.  Non è qualcosa di negativo, ma è la mente che la fa trasparire come tale. Di nuovo, entrano in gioco meccanismi evolutivi antichissimi che schematicamente ripongono la percezione dell’infelicità nell’emotività cupa e distruttrice. Questo accade in quanto la realizzazione è alle volte necessaria alla sopravvivenza e la felicità conseguente diventa il nutrimento per il nostro Ego. Nuove condizioni di infelicità creano nuovi desideri e nuovi desideri mancati creano a loro volta ulteriore infelicità. La continua necessità di desiderare può divenire una sfida che traina il nostro percorso, ma anche nutrimento per l’attuale modello illusorio che l’essere umano ha creato ad hoc.

Quando prossimi al fallimento vediamo arrivare l’infelicità, fustigatrice e pericolo per la vita. Il fallimento può però tramutarsi in nuova occasione, valorialmente esaltata dallo stesso fallimento. Ecco allora che l’infelicità tende già a relativizzarsi…l’unico discrimine è dato dalla volontà di reagire.

Siamo tutte e tutti eternamente infelici, ma è proprio questa infelicità che ci rende empatici e mai veramente soli. La Vita filtrata dalla mente è una condanna alla sofferenza, ma laboratorio esperienziale necessario a nutrire qualcosa di più alto. Imparando a percepirla come tale, l’infelicità sarà solamente una vagabonda passeggiera nello spazio-tempo…è solo qualcosa mossa dall’ignoto, ma non per forza nostra nemica.

Visione:

“ Un povero e giovane pastore passa la vita infelice perché impossibilitato a chiedere la mano di una bella fanciulla di nobile famiglia. Di giorno in giorno pensa a lei desiderandola senza potersi esporre nel chiederle la mano.  Nel frattempo, lei sarà destinata alle doti di un eroico cavaliere dal quale avrà un figlio. Tale eroismo cavalleresco si tramuta però in un eccesso di orgoglio, portando le sorti del villaggio in balia della guerra. Al ritorno dal pascolo, il giovane trova il villaggio saccheggiato. In prossimità del corpo esamine della sua amata, un piccolo pargolo necessita di cure. Quel bambino diverrà il Re di un regno prospero.”

 

Renzo Destini                                                                                                          26-12-18